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Comunicati Stampa

I nuovi protagonisti della realtÀ adolescenziale:

1. Introduzione

La rete telematica è certamente il segno di una rivoluzione che non ha pari nel passato e che sta modificando a vari livelli il nostro modo di vivere, di concepire lo spazio e il tempo, di “interfacciare” gli eventi e le attività della vita quotidiana adesso segnata da quote sempre più consistenti di onnipresenza e pervasività delle tecnologie.

Fino a poco tempo fa Internet era uno strumento riservato solo a pochi esperti e appassionati dell’informatica, oggi si è capillarmente diffusa espandendo i suoi campi di applicazione, dal lavoro, allo studio al divertimento. E’ una svolta significativa quella che stiamo vivendo dal momento che la navigabilità degli scenari telematici sta inaugurando nuovi modi di porsi nei confronti del reale, ora ampliato nelle sue forme e nelle sue possibili espressioni.

Stupore, entusiasmo, paura e interrogativi costellano questo scenario dalla geografia ancora incerta. La rete telematica, metafora della molteplicità di un mondo in divenire, è attraversata da dinamiche spesso divergenti, frammentata da nodi ambigui che ne rendono difficile letture univoche e interpretazioni lineari. Estesa piattaforma delle potenzialità ma anche dei rischi, delle risorse ma anche dei disagi dell’uomo. Gli accesi entusiasmi che sembrano opporsi a consistenti scetticismi nei confronti di una novità tecnica come Internet invitano a guardare al significato cognitivo/ affettivo che l’uomo attribuisce all’innovazione e questo perché tali atteggiamenti rinviano sia al mondo proiettivo delle nostre emozioni, paure, aspettative, progetti sia all’impatto che, in un modo o nell’altro, la tecnologia esercita sulla nostra psiche ponendosi come una nuova trama di significazione. Tra atteggiamenti sociali di attrazione e diffidenza, il popolo di navigatori quotidiani è cresciuto e comprende ormai ogni razza ed ogni età. In realtà il problema riguarda sempre più da vicino bambini ed adolescenti.

Navigare nelle reti comporta abilità nuove nello stile comunicativo ma soprattutto nei processi di pensiero, a cui è chiesta sempre maggiore flessibilità e rapidità nel passaggio operativo tra dimensione reale e dimensione virtuale, tra una relazione mediata da uno spazio emotivo - fisico a una relazione mediata da uno spazio emotivo - artificiale. Tuttavia, in alcuni soggetti osservati, si rileva una certa difficoltà nell’identificare il limite che separa la realtà dal virtuale o nella capacità dinamica, di tornare velocemente in una situazione di realtà dopo una certa permanenza in una fase di virtualità.


Per i giovani in età di sviluppo e per alcuni soggetti predisposti, il rischio è che l’abuso della rete per comunicare crei confusione nella distinzione tra reale e virtuale (soprattutto nel senso di Sé), che non sia più facile comprendere cosa fa parte di Sé realmente e cosa è possibile sperimentare solo virtualmente, poiché ciò che è concesso in Rete non ha le stesse conseguenze che si produrrebbero nella realtà. In considerazione di ciò, soprattutto i bambini e i giovani dovrebbero limitare il tempo trascorso su Internet ed integrare delle esperienze di comunicazione reale, al fine di evitare di sviluppare delle abilità emotive e sociali prevalentemente attraverso questo strumento tecnologico che, in questo caso, risulterebbero estremamente limitanti o deformanti rispetto alle richieste per adattarsi nella vita reale.

2. Materiale e Metodo

Il campione preso in esame comprende 327 studenti, di cui 197 sono di sesso maschile e 130 di sesso femminile afferenti a scuole Medie e Medie-Superiori dell’Agro-Nocerino Sarnese nel Salernitano. L’età dei soggetti è compresa tra i 12 e i 17 anni ed è stato somministrato lo IAT, Internet Addiction Test, apparso nel libro di Kimberley S. Young (Presi nella rete, 2000) che consta di 20 item per ciascuno dei quali il soggetto deve indicare un livello di frequenza da 1 (mai) a 5 (sempre).

Esso è stato adattato per essere applicabile a bambini e adolescenti. Il questionario permette di stabilire se un bambino o adolescente riesce ad avere un buon controllo del suo tempo on-line considerando l’effetto che la chat o altri ambienti interattivi possono avere sulle attività quotidiane quali lo studio, il gioco, le amicizie, lo sport. Un utilizzo smodato di tale strumento, quale Internet, potrebbe creare seri problemi alla vita del ragazzo con il rischio di vivere in un mondo di fantasia allontanandolo dalle normali attività.

3. Discussione risultati

I risultati ottenuti di maggior impatto relativo all’utilizzo di Internet riguardano i dati che si riferiscono sostanzialmente al problema del controllo e della gestione del tempo trascorso in Internet.

I dati ottenuti pari al 20, 8% e al 20, 2% (vedi Tabella 1a e 1b;) depone nell’esistenza di un effetto fascinatorio ed ipnotico del collegamento che costringe il soggetto allo strumento e ad un’incapacità a chiudere il collegamento. Un alto potere di interdizione sulle attività abituali della vita (effetto interferenza) che sembra essere un altro elemento strutturante il rapporto dei ragazzi con la Rete, segnale di una sempre maggiore invasività della rete nel quotidiano dei ragazzi.

L’ulteriore elemento qualificante la rotta dei naviganti in rete è rappresentato da un aumento nello stabilire amicizie con sconosciuti on-line, pari al 17, 1% (vedi tabella 1c).

preferendo realizzare legami di tipo interpersonale in un mondo virtuale piuttosto che interagire con persone in carne e ossa. Il pericolo che i piccoli navigatori di Internet si espongano a materiale capace di offendere la dignità umana e tale da farli sentire sconvolti e impreparati a difendersi. Facendo leva proprio sull’ingenuità e sull’attrazione per l’avventura nei ragazzi e sul loro desiderio di fare amicizia, le chat line sono il canale privilegiato con cui i pedofili riescono ad agganciare le loro vittime. Una componente importante, per quanto riguarda l’impiego della telematica da parte dei pedofili, è infatti la possibilità di mantenere l’anonimato nel corso dei collegamenti finalizzati allo scambio di pornografia o ai tentativi di adescamento.

Quanto alle classi di età, sono soprattutto i soggetti compresi tra i 12 e 14 anni, quelli maggiormente impegnati in un uso difficoltoso di Internet (vedi Tabella 2), ciò potrebbe far pensare a un futuro di questo comportamento a rischio.

Internet possiede caratteristiche allettanti che possono rappresentare fattori di rischio per lo sviluppo di una vera e propria dipendenza, in particolare in soggetti, adolescenti e non, meno maturi, con alto livello di curiosità, con bassa autostima e con difficoltà relazionali. La Young sottolinea come il 54% dei dipendenti da Internet abbia presentato una precedente storia di depressione, il 34% sintomi di ansia e bassa autostima, il 52% ha avuto problemi alcolici.

Negli ultimi anni sembra emergere con sempre maggiore frequenza il ricorso a un rapporto distorto con la “rete” avente il rischio che il soggetto possa fuggire in un’altra realtà virtuale, che esiste solo come rappresentazione elettronica, senza alcuna esistenza concreta.

Quanto al genere (vedi Tabella 3), l’area del rischio sembra riguardare, in controtendenza rispetto alle precedenti ricerche, le femmine con il 29, 2% rispetto ai maschi con il 20, 8%.

Ciò potrebbe far pensare al fenomeno che sta dilagando tra le minorenni cioè lo scambio di immagini o video personali a contenuto sessuale o studentesse che si “vendono” mostrandosi alla webcam per una ricarica al cellulare o per una ricarica postpay. Le motivazioni per le quali una ragazza partecipa a questi tipi di scambio, sono legate soprattutto alla sfera del riconoscimento e della “vanità”.

Relativamente al rapporto sessualità/Internet, emerge un desiderio di esprimersi attraverso la rete. Tra i comportamenti diffusi tra la propria cerchia di amici, sembrano molto presenti l’inviare messaggi con riferimento al sesso (43%), inviare dati personali a qualcuno conosciuto in Internet (43%), guardare video/immagini a sfondo sessuale su Internet (41%), ricevere messaggi con riferimento al sesso (41%), dare il proprio numero di telefono a qualcuno conosciuto in Internet (40%) e non ultimo tra i più diffusi avere rapporti intimi con qualcuno conosciuto solo in rete (22%).

Sembra capire che l’utilizzo che i ragazzi fanno di Internet sia fortemente influenzato dalla sfera delle relazioni e delle emozioni pertanto l'affettività e sessualità, insieme alla percezione del rischio e alla consapevolezza dei pericoli, e' un ambito fondamentale sul quale agire in termini di prevenzione quando si parla di sicurezza in rete.

La possibilità di avviare contatti con persone e luoghi virtuali pone le basi per una profonda rivoluzione del modo degli adolescenti di pensare la relazione con il reale. Per gli adolescenti la relazione con lo schermo si rivela un punto di riferimento credibile per la costruzione dell’identità. E’ lo strumento, innanzitutto, a esercitare un fascino prorompente. Fascino accentuato dalla possibilità di contattare il virtuale per un arco di tempo ininterrotto durante il giorno. La realtà virtuale surroga altre dimensioni relazionali che abdicano al proprio ruolo. Pensiamo, in primis, alla famiglia o a quella rete che un tempo costituiva il “recinto” nel quale gli adolescenti muovevano i primi passi all’infuori delle mura domestiche, costituita da oratori, cortili e sezioni di partito. Le chat, i videogiochi, più in generale la realtà virtuale, rappresentano la “vetrina” delle nuove generazioni, quantomeno uno degli spazi di socializzazione maggiormente frequentati dagli adolescenti di oggi.

Internet sta consolidando sempre più il suo ruolo centrale nella socializzazione dei ragazzi, affiancandosi a pieno titolo alle agenzie tradizionali come la famiglia e la scuola: circa un terzo dei ragazzi ha instaurato nuovi rapporti di amicizia tramite Internet (34, 2%).

C’è il rischio di confondere mondo reale e virtuale, di scappare davanti alle difficoltà prospettate dal primo, rifugiandosi nella semplificazione presentata dal secondo: se la cultura classica aveva il pregio di offrire strumenti analitici attenti al perché e al come dei fatti, il mondo virtuale è molto più facile da percepire e vivere. In quest’ambiente si può cambiare continuamente età e sesso, ci si può identificare con il proprio eroe preferito durante il gioco.

La tecnologia dell’assenza facilita lo sviluppo di modalità auto rappresentative idealizzanti, l’identità psichica diventa molteplice e si costruisce diverse “vie di fuga” non essendo vincolata al reale. Il pericolo è quello di spostare i propri conflitti di individuazione e di svincolo su una sintomatologia caratterizzata dalla possibilità, sorretta anche da una cultura complice, di controllo assoluto della sofferenza soggettiva. Tale situazione rompe il continuum evolutivo esplorazione-sfida – fiducia - autonomia attraverso il quale l’infante, poi adolescente, poi adulto, arriva a collocarsi nel reale. Lo sostituisce con un continuum decisamente più affascinante che mette in fila esplorazione – evitamento-onnipotenza - illusione. Mancando la sfida con il reale attraverso l’evitamento reso possibile dal virtuale, si perde la possibilità di conquistare autonomia dall’incontro con la frustrazione e si conquista l’idea di un’onnipotenza che è illusoria. L’adolescente non si nutre più di quel passaggio che è vorticoso nell’età del cambiamento, quello delle domande di senso: “Restano inevase non perché la tecnica non è ancora abbastanza perfezionata, ma perché non rientra fra le sue competenze trovar risposte a simili domande”.

Sul piano relazionale, infine, il pericolo è quello di un disinteresse verso le modalità interattive reali, conferendo al soggetto un senso di appagamento. Gli adolescenti corrono il rischio di perdersi, considerando la dimensione mediatica quale propria realtà, rifugiandosi in essa o, peggio, modellando su di essa la propria idea del reale. I contatti con persone completamente estranee, l’assenza di caratteristiche inibenti presenti nel contatto sociale “vis-à-vis”, la comunicazione informale, il piacere del mistero: tutto questo rende più gestibili le angosce relazionali.

Le tappe critiche del processo di costruzione dell’identità si rivelano particolarmente propizie per il manifestarsi di condotte dipendenti e di confusione nella gestione del rapporto tra reale e immaginario in virtù della dialettica continuamente agente tra cambiamento e sentimento di vulnerabilità.

Non è casuale, come confermano anche studi recenti, che il fenomeno della dipendenza patologica conosca dei picchi nel periodo adolescenziale, in particolare negli stadi iniziali di questa fase del ciclo di vita. E’ il pericolo della “dispersione” dell’identità che crea incertezza nell’adolescente su ciò che è e su ciò che diventerà: per contrastare questo pericolo il giovane può fare ricorso “identità al limite” pur di non disperdersi nel nulla identitario. La dipendenza per gli adolescenti rappresenta un porto nella tempesta della navigazione che apre agli orizzonti adulti, un porto che somiglia al riparo di Circe, alla cui tentazione gli adolescenti, novelli Ulisse, non sanno resistere.

4. Conclusioni e Proposte operative

Affrontare la questione degli effetti e delle implicazioni psicologiche e sociali di Internet è una sfida ambiziosa ma che va affrontata, tenendo conto che una tale questione implica il misurarsi con un cambiamento velocissimo della tecnologia che modificandosi, perfezionandosi e ampliandosi inserisce nuovi paradigmi e dinamiche. Inoltre svariate sono le anime della rete e solo la considerazione dello scenario complessivo può farci cogliere i passaggi e i collegamenti, perché svaria-te sono le sfaccettature dell’ambiente Internet e gli esiti e le conclusioni a cui esso porta non sono di certo univoci.

Davanti al disincanto del mondo moderno è necessario attivare strategie di empowerment individuale e collettivo per dirigere il progresso tecnologico nella direzione di un potenziamento individuale e comunitario, per rafforzare il nostro livello di comprensione, di scelta, di senso critico, per orientarci e agire da protagonisti attivi del mondo che ci attraversa, per imparare a padroneggiare attivamente la multiforme complessità a cui siamo esposti. Sarebbe auspicabile promuovere attività di Prevenzione, Psicoeducazione e di Educazione alla Salute attraverso una attenta Campagna di Sensibilizzazione per un utilizzo sicuro e responsabile dei Nuovi Media, attraverso interventi educativi coinvolgendo non solo bambini e pre-adolescenti, ma anche insegnanti e genitori.

In realtà, i rischi non risiedono negli strumenti in sé ma piuttosto in un uso “diseducato”o “diseducati- vo” di queste tecnologie. Secondo questa visione, l’attenzione deve focalizzar-si sul comportamento online dei minori, visti come utenti attivi e partecipi della rete. Pertanto, possiamo dire che la sicurezza online passa attraverso azioni preventive rivolte ai minori e che la migliore prevenzione è costituita da un’ educazione attenta all’uso che bambini e pre-adolescenti fanno dei Nuovi Media.

Il fulcro di questo tipo di lavoro educativo è la Scuola al pari della famiglia. Essa, infatti, rappresenta un luogo d’incontro preferenziale, poiché permette di raggiungere e coinvolgere, con interventi diversificati, sia i ragazzi che gli educatori (genitori e insegnanti).

La sfida, dunque, è di far crescere la dimensione del “possibile”, del cambiamen-to ragionato e valutato, per acquisire gli strumenti – un po’ come una bussola in una navigazione incerta – che consentano di orientarci verso una profonda visione dell’esperienza umana e delle sue possibili espressioni psico-socio-tecnologiche.